“Essere ultimi nei confronti dei propri fratelli, essere un tesoro inestimabile per sé stessi “.
Il faqir, il povero in Dio, va’ umilmente sulla terra. Il suo comportamento è improntato al timore reverenziale – at-taqwa- dovuto al suo Creatore. Questa umiltà si esprime in ogni atto della vita quotidiana e, in primo luogo, negli atti di devozione, poi nel rapporto con gli altri, il prossimo, al lavoro e a quanto si definirebbe comunemente oggigiorno “l’ambito sociale”. Questo stato di umiltà si esprime in ogni istante e in tutte le situazioni in cui Allah pone il faqir, nella prova come nella facilità. Egli resta umile nella difficoltà come nell’agiatezza. L’umiltà è l’abito con cui si parte per camminare nel mondo. “Wa `aibadou ar-Rahman al-ladhina yamshuna `ala-l-ardhi ahuna “. Ed i servitori del Misericordioso camminano umilmente sulla terra.
Come potrebbe essere altrimenti per colui che medita sulla Magnificenza del Misericordioso, per colui al quale è stato dato di percepire in se una scintilla della Pienezza Divina?
Il Faqir non può essere preso dalla sua indigenza tanto gli appare evidente la sua inconsistenza, la sua impotenza.
E tuttavia, oh! quanto il faqir ha consapevolezza del suo valore, è egli il depositario del Ruh, lo Spirito Divino. Allah non ha forse detto agli angeli a proposito di Sayyidina Adam: “Quando gli avrò dato la sua forma ed avrò insufflato in lui il Mio Spirito voi vi prosternerete davanti a lui (38-72) “. E , più ancora, non gli ha anche insegnato tutti i Nomi? Quale onore e quale responsabilità per i figli di Adamo!
Tale è il buono comportamento: porsi con umiltà in ogni circostanza pur mostrandosi degni del proprio valore.
Potremmo così riassumere la condizione del Faqir: “ Essere ultimi nei confronti dei propri fratelli, essere un tesoro inestimabile per sé stessi “.
Che Allah ci guidi sulla via diritta, irrobustisca il nostro coraggio, e accetti i nostri sforzi.
Amin