[bleu ciel]Siamo felici di presentarvi i principi generali della via madaniyya con questa esposizione limpida che descrive le nozioni di base che reggono la via. [/bleu ciel]
Risalendo gli anelli della catena spirituale ininterrotta (silsila), come citata dallo Shaykh nella prima poesia del suo Diwan, i foqarà della confraternita riconoscono come antenati spirituali ‘Ali, detto anche la porta della scienza (Bab al – ‘ilm) e, naturalmente, il Profeta poiché egli è la città della scienza (madinat al – ‘ilm) scienza, a questo riguardo, è sinonimo di Gnosi (ma’rifa).
La confraternita madaniyya trae dunque la sua legittimità dal Profeta, vale a dire dal Corano e dalla Sunna; la dottrina, nella sua essenza è semplice; oltre i doveri dettati dall’islam ed ai quali deve sottomettersi ogni musulmano, il discepolo (murid) deve conformarsi ad altre regole della Religione. La religione, affermano i discepoli della confraternita, non è solamente l’islam e si fonda su tre pilastri:
1 – La fede (al – ‘iman) : la fede in Dio, nei Suoi profeti, nei Libri, nel Destino, qualunque sia, fasto o nefasto, nel Giorno della risurrezione, nella Gehenna, nel Paradiso.
2 – L’islam (al – ‘islam) che consiste nella sottomissione totale dell’uomo alla volontà divina, sottomissione che si manifesta con le pratiche obbligatorie (furuz). Fede ed Islam sono ciò che compete al comune credente.
Ciò che distingue il sufi, in generale, ed il madani, in particolare, dal resto della comunità, (al – ‘amma) è questo terzo pilastro della religione.
3 – La Virtù (al-ihsan) : riassunta da questo hadith, frequentemente citato dallo Shaykh al-Madani nei suoi manoscritti: “ La virtù (eccellenza) consiste nell’adorare Allah come se lo vedessi, perché se tu non lo vedi, Egli, in realtà, ti vede ”. (al-Ihasan huwa an ta’buda Allaha ka’annaka tarahu, fa – ‘in lam takun tarahu fa’innahu yaraka). Ciò suppone dunque che il Murid debba costantemente agire e pensare come se fosse alla Presenza di Dio.
Per giungere allo scopo, ogni confraternita ha le sue regole surrogatorie molto precise, chiamate awrad, plurale di wird. Se questi Awrad mirano a creare nel Murid una condizione mentale destinata ad avvicinarlo ad Allah, non è men vero che questi variano, sul piano formale, in funzione dello Shaykh di ogni confraternita, del suo temperamento, della sua stazione (Maqam) risultante del grado di gnosi al quale è giunto, ecc.
Gli Awrad della confraternita madaniyya non necessitano di più di un’ora al giorno in ragione di 30 minuti per seduta, dopo la preghiera della mattina, (salat as-subh) e dopo la preghiera della sera (salat al-Magrib) o durante la notte. In che cosa consistono dunque questi Awrad?
Il discepolo implorerà il perdono di Allah cento volte (astagfiru Allah), [100 volte la preghiera sul Profeta (“oh! Signore supremo, spargi la Tua clemenza sul nostro maestro Muhammad, il Tuo servitore e inviato, il Tuo Profeta analfabeta, sui suoi, sui suoi compagni; oh! Coprili tutti del tuo saluto! “); e 100 volte La illaha ‘illa Allah]: ripeterà lo stesso numero di volte: oh! Benevolo (pieno di sollecitudine per noi!) (ya Latif), “oh! Dispensatore (di tutti i benefici!) (ya Wahhab) e cento volte anche; “Non c’è altra divinità se non Allah, il Re Veritiero e Manifesto.” (La illaha ‘illa Allah al-Maliku al-haqqu al-Mubin).
Recitare prima di questo la surat “Al-Waqi’a”, chap.LVI del Corano ed infine il wazifa (testo sovrapposto agli altri Awrad e che rende la specificità della confraternita ancora più rilevante, poiché lo Shaykh afferma che gli è stato dettato in sogno dal Profeta; al risveglio ne ha fatto rapidamente la stesura scritta considerandolo un segno eccellente, il segno che egli era gradito al Messaggero di Dio.)
Importa poco che la recitazione degli Awrad si faccia individualmente o in gruppo. A forza di sottomettersi , di sostenere lo sforzo e di continua lotta (Jihad), il Murid potrebbe trovarsi, poco a poco, staccato dai legami che l’annettono al mondo della concupiscenza. Il Wird è assimilato ad una politura dei cuori (misqalatu l-qulub), ad uno sgrossamento delle anime ispiratrici il male (an-nafsu l-ammara bi s-su’) così che il peso delle anime peccatrici ne risulterebbe tanto alleggerito da diventare sempre più lieve e sparire; finché la pesantezza non sparirà, l’anima sosterrà il ruolo di velo (hijab) per il cuore (qalb) del Murid. Lo spirito, (ar-ruh) invece, di natura divina “ ed Io a lui (Adamo) insufflai il mio spirito ” lotterà contro l’anima a livello del cuore che si troverà così ad essere il campo di battaglia dove si affrontano l’anima malevola e lo spirito benevolo; il cuore del Murid, organo centrale dell’organismo fisico, sarà così conteso tra la verticalità dello Spirito, che vuole la sua ascensione e l’orizzontalità dell’anima che vuole rimanga su un piano inferiore, il piano dei sensi, della sensualità e dell’amore per la materia.
Se l’anima (an-nafs) prevale cala il velo (al-hijabu yusdalu), invece, se cede il passo, il cuore potrà diventare la Nicchia del Mistero divino, (mišakat as-sirr al – ‘illahi). Ma prima, il timore di Allah (al-hawf min Allah) è assolutamente necessario, altrimenti il cuore del Murid non potrà mai diventare la sede dell’amore di Allah (Mahabbat Allah) il quale è l’inizio del sentiero dell’estinzione di se (al-fanà’ ‘ani an-nafs) che condurrà verso l’annientamento (al-Mahwu), poi ad un grado ancora più elevato, il sussistere per mezzo di Allah (al-baqa bi-Allah), poi verso la prossimità di Allah (al-qurb min Allah), la testimonianza della bellezza della Verità, (mušahadat jamal al-haqq); il Murid potrebbe giungere all’assorbimento totale della sua volontà per attrazione divina e, perché no, all’assimilazione intellettuale delle Presenze (hazarat; plurale di hazra) divine.
Dunque, a differenza del comune musulmano che attende la sua estinzione fisica per potere contemplare il volto di Allah (waghu Allah), il Murid madani lotta nella via (yujahidu fi al-tariq) per giungere a questa stazione da vivo; per far questo ha bisogno di uno Shaykh che sappia guidarlo (yuršiduhu), uno Shaykh che si ricolleghi ad una catena spirituale solida e che abbia realizzato il suo assorbimento nella Essenza e sia coppiere (khammar) che l’aiuterà a bere la bevanda dolce come il salsabil, il vino squisito che procurerà l’ebbrezza; questa bevanda altro non è se non la luce divina che solo Allah getterà nel cuore del sufi (yaqdhifuhu Allahu fi qalbi as-sufi as-sidiq).
Comprendiamo quindi facilmente che il Profeta, il grande coppiere, occupa un posto preponderante nei canti che presentiamo ; ad un grado inferiore gli Shuyukh e ogni dispensatore intermedio dell’ebbrezza; è evidente che il Coppiere supremo resta innanzitutto Allah .
Sidi Salih KHLIFA.
Presentazione N. Madani.
Zawia madaniyya, Parigi.