da Madani | 25 Apr, 2020 | Scritti sufi
[ar]كتاب بلا واسطة ولا ترجمان للشيخ محمد المنور المدني[fr]Sans intermédiaire, sans traducteur
BismilLahi Rahmani Rahim
Senza intermediario senza traduttore
Ci sono tesori letterari nel mondo Madany , scritti dal caro amato professore Shaykh Mounaouar, i quali hanno l’obiettivo di sublimare il nostro patrono Mohammad, su di lui la pace e la benedizione di Allah, tra queste perle c’è il lavoro proposto questa sera: “Intermediario senza traduttore“.
Nell’introduzione del suo libro lo Sheikh dice: “Tra le affermazioni confermate, Dio ha detto del Suo Profeta: “Lui (Dio) ti ha insegnato ciò che non sapevi” (Sura 4, versetto 113). Questo significa che Egli ha fatto un dono straordinario, la possibilità di parlare tutte le lingue della creazione. Questa specificità è un segno di onore ed elevazione del nostro amato.
Così, il Profeta, parlava la lingua deli angeli, dei geni, dei diavoli, degli animali, delle piante e i dialetti degli arabi dei vari luoghi, anche quella dei Compagni che si esprimevano in persiano, romano, abissino e tutte le altre lingue, senza intermediari e senza traduttore.
Il Corano dice “O voi gente, io sono il Messaggero per tutti voi indiscriminatamente” (Sura 7, versetto 158), questo significa che, essere inviato per tutta l’umanità, implica anche la conoscenza dei linguaggi senza la necessità del traduttore perché dover trasmettere con un traduttore comporta il rischio di deformare il Messaggio originale o di cambiarne il significato. Dio, per conservare integro il Suo Messaggio Divino, ha donato al nostro Araldo la possibilità di parlare direttamente ai vivi e morti.
Esempi della sua conversazione con i morti:
Nel libro Guarigione (Chifa) di Qadi Iyad si racconta che un uomo convertito disse al Profeta che il suo ragazzo era stato sepolto in un posto vicino a uno stagno, entrambi andarono lì e il Profeta cominciò a chiamare quel ragazzo morto, questo rispose dicendo: “Rispondo alla tua chiamata e sono al tuo servizio”, il Profeta gli disse: “Tuo padre si è convertito, vuoi tornare in vita e tornare dai tuoi genitori”.
Quest’ultimo rispose: “No, ho trovato meglio con il mio Signore”.
Un esempio della sua conversazione con i geni:
Lo si può vedere nella Sura “I geni”. È anche riportato da Abu Nouaym, che durante un viaggio di Bilal Ibn Harith con il Profeta, quest’ultimo rimasto da solo intervenne in un alterco tra geni musulmani e non musulmani in una lingua che Bilal non aveva mai sentito prima.
Esempio della sua conversazione con i cammelli:
È riportato da Bayhaqi il quale riferisce che il Profeta andò nel giardino di un compagno dove c’era un cammello, quando il cammello vide il Profeta cominciò a lamentarsi e a piangere, Il Profeta chiese: “Chi possiede questo cammello? Un giovane di Medina disse: “Questo cammello mi appartiene, o inviato di Dio! “Il Profeta disse: “Non temi Allah nel tuo comportamento con quest’animale che Dio ha messo in tuo possesso? Si è lamentato con me dicendomi che sta morendo di fame ed è esausto”.
La sua conversazione con gli alberi:
È riportata dall’Imam Bayhaqi e da altri. Essi raccontarono di un beduino che chiese: Chi può attestare che Tu sei davvero un Profeta? Il Profeta disse: “Quell’albero” lì e mostrò un albero in fondo alla valle, l’albero divise la terra con le sue radici e corse verso il Profeta, gli si fermò davanti, si inchinò e si prostrò. Il Profeta, che la pace e le benedizioni di Dio siano su di lui, gli chiese di tornare al suo posto. Il beduino disse: “Io testimonio che tu sei il Messaggero di Dio“.
Salam alaykum
Traduzioni di Sidi Abdallah
da Madani | 11 Feb, 2020 | Senza categoria
Tra i riti della Via Madaniyya: La Siyaha (visite reciproche)
Shaykh Mohammed Al Mounawwar Al Madani
Discorso Al Mawled Al Nabawi 2017
الشيخ محمد المنور المدني
Siyaha
Tra le regole costanti della Via Madani ed i suoi principi fondamentali, figurano le visite reciproche (SIYAHA) che facciamo nella speranza di ottenere la misericordia di Allah e la Sua soddisfazione.
I grandi intenditori, i dotti realizzati l’hanno chiaramente stabilito. Si riferiscono al versetto coranico: “Sono quelli che si pentono, che adorano, che si affidano, che vagano per la terra (o chi sta digiunando), chi si inchina, chi si prosterna, chi comanda il giusto e proibisce il biasimevole e chi osserva le leggi di Allah… e fa un buon annuncio ai credenti” (At-Tawba: 112).
Nel suo Tafsir, l’Imam Al-Qurtubi conferma: “Si tratta di coloro che digiunano, che emigrano o che viaggiano in cerca di scienza; o, dunque, di coloro che, per il tramite dello Spirito, percorrono gli spazi del Regno Divino”.
L’Imam An-Naqqach scrive: “Coloro che si rendono reciprocamente visita, o coloro che, per il tramite dello Spirito, percorrono gli spazi della Maestà di Allah ed il Suo Regno”.
D’altra parte, i Sufi attingevano la legittimità della Siyaha (visita reciproca) con un hadit qudsi che il Profeta (salla’ Allah’ alayhi wa sallam) riporta del Suo Signore: “Certamente concedo il Mio amore a coloro che Mi amano, a coloro che spendono, l’uno per l’altro in Me e a quelli che si rendono visite reciproche in Me”.
Il Profeta (salla’ Allah’ alayhi wa sallam), si è recato nella città di Ta’if per trasmettere l’Islam. Emigrò a Medina e mandò il Compagno Mou’ad Ibn Jabal per insegnare (il Corano) in Yemen.
I Maestri realizzati ed eruditi riportano che la Siyaha è il fatto di attraversare la terra per attingere da essa insegnamenti spirituali e cercare la verità. Il significato dello spostamento è nella disciplina, è il fatto di lasciare la propria casa per purificare il cuore per l’adorazione, l’invocazione e la meditazione. Il grande intenditore Dhou N-Noun Al-Misri era tra i Maestri che ha viaggiato più contrade. Fu lui ad incontrare il maggior numero di asceti, di pii e di discepoli radicati nelle Zaouias. Percorse praterie, cimiteri e montagne da Kairoun a ovest a Medina a est. Ibn’ Arabi disse a questo proposito: “Non ho visto nella comutià Sufi un uomo che ha tanto percorso la terra e ha tanto incontrato la gente di Allah come Dhou N-Noun Al-Misri”.
I Sufi considerano la Siyaha come un mezzo efficace per purificare l’anima ed abbeverarsi del “Liquore”. “E’ un beneficio allo stesso tempo sia per il visitatore che per il visitato” e riempie i cuori di luce.
Per questo motivo, Sidi Shaykh Mouhammad Al Madani l’ha praticata per tutta la vita. Ha dedicato i suoi giorni e le sue notti a rispettare e a far vivere questa nobile pratica. Ha visitato i fouqaras nelle campagne e nelle città per portare i migliori “sapori” e gli stati luminosi, ed inoltre, educare i cuori e purificare le anime.
ZAWIYA MADANIYYA, 26 gennaio 2020
da Madani | 3 Gen, 2020 | Senza categoria
بسم الله الرحمن الرحيم
Nel nome di Allah, il Misericordioso, il Misericordioso,
Possa Allah pregare per il Suo Messaggero, il nostro sostegno, la più nobile delle creature, così come per i suoi Compagni e la sua famiglia, ai massimi livelli.
Sidi ‘Abd al-Haqq Idriss, che Dio abbia la sua anima, il Moukaddam della via madaniyya in Italia, ha fatto i migliori sforzi per diffonderla e ha fornito tutta la sua energia.
Ha il merito di tradurre parte dell’opera di mio padre, lo sceicco Sidi Mohammad Al-Madani, che Allah abbia la sua anima, in italiano.
Fu lui a rendere più facile la lettura e la diffusione ad aspiranti e ricercatori.
Sidi Abd Al-Haqq era assiduo nelle sue invocazioni, giorno e notte.
Ha eseguito i suoi awrad (invocazioni quotidiane) seguendo le indicazioni del Maestro delle Creature.
Aveva un buon carattere e un cuore dolce.
Intorno a lui si radunavano i suoi fratelli come il sidi “Abd Allah e il sidi Abou Bakr e molti altri.
Si sono radunati attorno a buone azioni. I loro cuori erano uniti per raggiungere il bene.
Era in forte relazione con la Zaouia Madaniyya, amava i fratelli e rispettava riti e codici.
Sidi “Abd al-Haqq è un vero modello di sincerità e costanza. Allah ha fatto fluire i ricordi più belli grazie a lui.
Possa Allah coprire la sua anima di misericordia, sia la terra che i cieli. Possa Egli dare costanza ai nostri fratelli nel cammino della fedeltà.
Il servo del modo madaniyya
Mouhammad Mounawwar al-Madani.
2020/01/01
عبدالحق إدريس
da Madani | 10 Set, 2019 | Senza categoria
I canti
Quando si tratta di canticchiare della poesia, gli arabi chiamano il “canto”: sama‘. Se si tratta di canticchiare la parola tahlil, [vale a dire: la ilaha illa Allah] e le altre letture coraniche, utilizzano il termine tagbir, perché ciò fa pensare a gabir, parola che designa l’eterno o le cose dell’estrema dimora secondo le spiegazioni date da Abu Ishaq az-Zaggag [filologo arabo] e riportate da Ibn Khaldun nella sua “Storia.”
2. I negatori hanno abbondantemente criticato il sama‘, gli oppositori lo hanno disapprovato e vietato in modo categorico. Non vedo in questo che un punto di vista limitato ed una mancanza di conoscenza per non dire che le loro anime, per natura, li incitano alla pura controversia.
3. Se avessero consultato [le opere] della nobile Char‘ [Legge islamica] e ciò che ne hanno detto i sapienti, avrebbero ascoltato e seguito [le loro raccomandazioni]. Le Loro lingue si sarebbero occupate di cose proficue
4. perché i brani e le poesie del sama‘ sono fiumi e sorgenti che traboccano in massime di saggezza, verità, omelie e finezze, dai cuori di coloro che cantano, sui giardini dei cuori di chi ascolta.
5. In verità queste poesie sono un giardino splendente, dei fiori gradevoli che colgono le mani della comprensione e, per il loro aroma, profumano i cuori delle persone innamorate e appassionate.
6. Colui [l’ascoltatore] che sente l’esortazione [durante il sama‘], si conforma, la mette in pratica, rigetta l’abito d’impotenza e di pigrizia.
7. Colui che sente l’eccitazione del desiderio [verso Dio], il suo cuore si addolcisce, lo spirito si purifica, l’amore si rafforza e il desiderio aumenta, ricorda, con nostalgia, il suo Amato e lo desidera ardentemente fino a quando non ottiene da Lui l’oggetto del suo desiderio e [la risposta] alla sua domanda.
8. A questo proposito Muhyi ad-Din, per incoraggiare gli ascoltatori, dice: “Declamo il Nome di Colui che amo e lascio tutti i rivali lanciarmi le loro frecce. Se attaccano il mio cuore non me ne curo, per la grazia del Suo Nome, niente può nuocermi”.
9.Colui che sente [ed afferra] le verità ed i sensi sottili si abbevera a coppe di nettare, la sua anima si eleva verso il Compagno Supremo e lascia il Tutto, lontano, dietro lui.
10. Il sama‘ lo trasporta verso la Presenza sacra, lo fa sparire dal mondo sensibile [materiale], lo spirito stabilito nel Giardino al Firdaws mentre il suo corpo rimane tra la gente. Vede solamente il suo Amato; tutto è, ai suoi occhi, nel grembo del nulla.
Si dirige solamente verso il suo Beneamato, così come ha detto il poeta:
“Ogni innamorato si è occupato di una cosa; la mia è di amarlo”.
11. Così è del sama‘: Ciascuno ne prende ciò che può contenere il suo cuore e ciò che è in rapporto alla sua aspirazione. “E ciascuno sapeva dove doveva bere” (Corano II, 60)
12. In quanto agli altri [che non sono ancora tra gli “ascoltatori”] che si trovano lontano dalla comprensione [di ciò] che sono privi di scienza e non hanno natura sana e gusto retto, le Persone di Allah potranno nutrirli con il latte del gusto, educarli per mezzo del desiderio ardente, elevarli progressivamente finché siano tra le persone di sentimento, di realizzazione e di conoscenza.
Shaykh Muhammad al-Madani
Burhan ad-Dakirin
da Madani | 31 Ago, 2019 | Senza categoria
Il Nome supremo
1. [Lo Shaykh Ahmad al-‘Alāwī] mi ha poi trasmesso il Nome supremo: “Allah” e mi ha autorizzato ad invocarlo in un modo specifico dopo avermi fatto entrare in ritiro spirituale (khulwa). L’ho invocato secondo le sue indicazioni, pronunciando ad alta voce il nome di Allah, chiudendo gli occhi e dopo aver effettuato entrambe le abluzioni. Ho dapprima immaginato ciascuna delle lettere come fogli nell’atmosfera, [fluttuanti nell’aria], ingrandendo poi il Nome fin quando non apparisse inscritto sulla pagina dell’intera esistenza creata. Sheikh Ahmad al-‘Alāwī [possa Allah essere soddisfatto di lui] mi ha, in seguito, rappresentato la sfera del mondo, vale a dire tutto ciò che è diverso da Allah, il Trono e ciò che contiene.
2. Mi ha autorizzato a invocare il Nome Supremo con forte volontà e grande determinazione fino a quando questa sfera non si è ridotta, ai miei occhi, a un punto. Ora essa è limitata o, piuttosto, cancellata come lo sarebbe un’onda in un mare agitato. Il ramo si è riassorbito nella radice, la parte è ritornata al Tutto. “È verso Allah che le cose ritornano”.
3. Tuttavia, Allah ha aperto rapidamente l’occhio del mio cuore. E le mie invocazioni furono di breve durata. Ho acquisito “l’apertura evidente” (fath mubīn) grazie alla benedizione del mio Maestro (al-Alāwī), che Allah sia soddisfatto di lui. La mia lode appartiene ad Allah.
Burhān al-Dākirīn (Evidenza degli invocatori).