1. Se solamente tu sapessi ciò che sono i frutti dell’amore,
non risparmieresti la tua pena.
2. Tu per cui l’amore ardente ha minato il mio cuore! Sei come la luna piena; No! Sei
ben più bello.
3. Magnifico, tal quale una gazzella dagli occhi neri; viso splendido; quando ti
avvicini la luna piena va in ombra.
4. Eccetto voi, non ho nessuno, il Mio spirito è il vostro riscatto.
Incessantemente, imploro Allah di accordarmi la vostra soddisfazione.
5. Mio Beneamato, se l’idea di uccidermi ti aggrada; mi rimetto ad Allah, fallo
dunque!
Commento.
In questa magnifica poesia, dottrinalmente molto ricca, lo Shaykh si rivolge a più
interlocutori.
È alla coscienza riflessiva del lettore che il primo verso suona come un avvertimento,
ma anche e soprattutto come un incoraggiamento. Coloro che leggono questo
verso si vedono come aspiranti che non hanno ancora chiara consapevolezza della
posta in gioco. Effettivamente bisogna «pungolare» senza tregua la nostra anima e
designargli senza posa l’oggetto della ricerca che c’è stata data da compiere.
Questo pungolo è, tuttavia, essenzialmente quello della speranza “nell’Incontro”.
Poi, la guida si rivolge al Profeta (Preghiera e saluti su di Lui) Guida delle guide, al
centro del cuore e verso il quale convergono tutti gli sguardi dell’essere quando
l’anima “che ispira il male «, vinta, abbandona il suo ascendente dittatoriale e la sua
“stregoneria «. Egli è paragonato alla luna piena che riflette, splendente, la luce del
sole. Ma il Profeta è ancora più bello! Perché, se la luna riflette solamente la luce,
il Beneamato Muhammad non è, in se stesso, altro che il Segreto del Beneamato
Allah, di modo che il Profeta (Preghiera e saluti su di Lui) è, ad un tempo, luna (in
apparenza e nella sua qualità di “missionato” a riflette la luce del Suo Signore) e Sole
(in realtà).
Prima riduzione all’unità.
Lo Shaykh convoca, in un terzo tempo, la Comunità dei Santi di Allah, passata e
presente (i foqarà). Egli prende Allah a testimone e la sua supplica si rivolge a Lui per
onorare questo dovere, nella misura in cui, conformandosi alla Tradizione Profetica,
tale comunità è il prolungamento attuale della presenza del Beneamato (i sapienti
sono gli eredi dei profeti e gli shuyukh del Tasawwuff sono i Suoi khulafà). la Loro
soddisfazione è quella del Profeta (Preghiera e saluto su di Lui). Q: 66-8.
Seconda riduzione all’unità.
In fine, in un monologo straziante, il suo «segreto» si abbandona all’Uno per il
Sacrificio supremo. Come Sayyidna Ismaïl, vedendo il coltello di Abramo, accetta
serenamente la «scomparsa» della sua forma (il suo essere individuale). «L’omicidio»
simboleggia l’estinzione dell’égo, per andare “al di là», per mezzo e per la
soddisfazione (ridha) del Benemato. Qui l’aspirante ha realizzato definitivamente
che questo sacrificio è la vera Vita: in Lui e senza «essere» altro da Lui. Sa tuttavia
che solo il Beneamato ha il privilegio di “uccidere», perché se l’égo uccide l’égo, lo
fa solamente perdurare. Lo Shaykh, nel suo segreto, si rivolge al sacrificatore: Fallo!
(che “io” sia «Uno» per Te e con Te). Qui si ritrova tutta la dottrina tradizionale del
Sacrificio.
Terza riduzione all’unità.
Che Allah accetti i nostri tentativi di comprendere il linguaggio d’Amore che altro
non è se non quello del «Ritorno» all’Unità, e ci aiuti a legarci alla frequentazione
della parola dei Suoi Amici.
Che Allah perdoni i nostri dubbi, debolezze, errori, ignoranze, turpitudini,
dissipazioni, e li ricopra con la Sua Forza, la Sua Luce, la Sua Purezza, la Sua Unità.
Amin.
Sidi ‘Abd al-Malik, 11-02-2014.
Mouqaddam di Egletons
Francia.