Meditazioni sulla surat 56: al-Waqi’a.

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In nome di Allah, il Misericordioso, il Clemente.
Che la Sua pace ed il Suo saluto avvolgano la Verità Muhammadiyya.
Per i credenti il Corano è, in assoluto, sorgente inesausta di orientamento e guida chiara, Parola divina (kalam Allah) e veicolo d’autentici insegnamenti e di inesauribili significati. Allah mi ha onorato con questi umili pensieri che condivido con i miei fratelli. Gli errori eventuali sono miei, se invece contengono, non fosse che un barlume di verità, è grazie ad Allah. Questi pensieri non sono, né pretendono di esserlo, un commento alla surat al-Waqi’a (numero 56) e, ancor meno, un’esegesi tematica. Si tratta, più modestamente, di scrivere le idee che mi ispira questa bella surat.
Se i nostri antenati devoti hanno chiamato questo surat quella della ricchezza e dell’abbondanza “surat al-ghina “, è perché contiene i Tesori dell’Unicità e le preziose perle della Conoscenza.
Ibn ‘Atiyya (esegeta e sapiente andaluso) disse: “Questa surat contiene la descrizione della Resurrezione, le Retribuzioni delle genti nell’Ultima dimora (al-Akhira). Comprenderla è una ricchezza che non sarà seguita da povertà alcuna. Chiunque la comprenda sarà preoccupato dalla preparazione a [l’aldilà] “. ( Ibn ‘Atiyya, al-Muharrar al-wajiz, vol. 5, p. 238).
Tutte le nozioni dell’islam, le stazioni spirituali e le indicazioni del cammino vi figurano. Un immenso “giardino per i conoscitori” ove ciascuno potrebbe cogliere bei fiori e assaporarvi i suoi frutti di predilezione. Questa surat è un piacevole viaggio, una vera ascensione, scandita da pause di cui l’una è riposante tanto quanto l’altra. Questo viaggio è aperto dall’estrema destinazione, al Waqi’a, o l’avvento dell’ora certa. Allah ha mostrato poi le retribuzioni che riserva, nell’aldilà, a ciascuna delle tre categorie dei servitori. Ha invitato anche i nostri intelletti ed i nostri cuori a meditare le manifestazioni cosmologiche di cui l’universo è costituito. Vengono poi le preziose descrizioni della Parola divina. L’interezza della surat è ritmata dalla chiamata ad invocare Allah ed a magnificare la Sua Maestà. La maggior parte dei passaggi di questa surat sono in realtà indirizzati al Profeta; da ciò un implicito invito a fondersi con lui ed a seguire i suoi passi per essere i destinatari della chiamata coranica.
1 – i primi versetti (da 1 a 6) evocano la Paura estrema e la fortissima apprensione che afferra gli uomini di fronte al Giudizio ultimo (ahwal al-qiyama). L’avvento della scadenza, (al-waqi’a = quella che tocca) è una verità spaventosa alla quale ogni credente deve credere. Egli deve inoltre prepararcisi se vuole sfuggire al Castigo. Questi primi versetti, che descrivono le scene apocalittiche, devono essere recitati con un profondo sentimento di “timore reverenziale”, chiamato nel Corano: makhafa, khawf che non è altro che il timore del castigo divino, l’inferno. Quanto alle Genti di Allah, essi temono, con la stessa sincerità e più ancora, il fatto di essere esclusi della Sua Presenza. “Ma ‘adhabi illa hijabi”, il Mio castigo altro non è che il velo, essere privati di vedere”.
Il maqam che corrisponde a questo stato spirituale è il timore, (khawf) principio fondamentale nella scala degli ahwal (stati) raccomandati dalla religione e la spiritualità musulmana. Si deve provare questa timore di fronte alla solennità del Giorno del Giudizio, descritto in modo eloquente nei primi versetti. “Nessuno taccerà la sua venuta di menzogna”; alcuni saranno innalzati, altri abbassati, la terra sarà scossa e le montagne saranno ridotte in briciole.
2 – I versetti (7-11) affermano che il Giorno del Giudizio ultimo, gli uomini saranno ripartiti in tre categorie distinte: le Genti della Destra benedetta (ashab al-maymana), le genti della Sinistra maledetta (ashab al-maš’ama) ed i più Ravvicinati (Sabiqun). Questa divisione tripartita fa nascere la speranza in Allah affinché ponga i Suoi servitori tra i più Ravvicinati per godere della Sua Prossimità. In termini altamente lusinghieri Allah descrive lo splendore della qurba (prossimità) per incitare i credenti ad operare per ottenerla. Divina descrizione che suscita desiderio ardente (šawq) nei fedeli i quali sperano di raggiungere coloro scelti da Allah per essere alla Sua Presenza.
Il maqam che corrisponde a questa sequenza è il raja’ (speranza) nella Misericordia di Allah. Un solo sguardo (nazra) di Lui basta a cambiare la vita di un uomo, ad elevarne l’anima verso Lui ed ad acquietarne il cuore.
3 – I versetti (12-40) descrivono in modo allusivo ed approssimativo le grazie paradisiache ed i favori di cui godranno i credenti. La finalità spirituale di questa descrizione è di incitare i credenti ad aspirare al Paradiso ed al loro Signore. Si desidera il Paradiso perché questo è il “luogo” d’incontro di Allah e di compagnia del nostro Benamato, salla Allah ‘alayhi wa sallam.
Questo stato spirituale è vissuto nel maqam di šawq (desiderio ardente). Se Allah fornisce tanti dettagli sulla vita in Paradiso è per invitare i suoi beneamati a raggiungerlo.
4 – I seguenti versetti (41-48) descrivono l’inferno ed i castighi che sono riservati ai miscredenti. Tuttavia, il sentimento che tutti i credenti devono provare di fronte a questo avvertimento è la taqwa. Il senso primo del termine ruota intorno all’idea di protezione e immunità. Se si compiono le belle azioni (salihat) è per evitare la collera di Allah e premunirsi contro il Suo Castigo.
Lo stato spirituale che corrisponde a questo sentimento è naturalmente at-taqwa che si definisce come una coscienza che permette a ciascuno di presentire la Presenza di Allah ad ogni istante, di astenersi dagli atti suscettibili di suscitare la Sua collera e di operare per ottenere la Sua Soddisfazione. Ibn ‘Achir diceva: “Il senso della taqwa consiste nell’ubbidire agli Ordini divini e nell’evitare le Sue interdizioni”.
5 – I versetti (49-56) veicolano un nuovo avvertimento, più forte, che ricorda la veracità e la serietà delle promesse e degli avvertimenti proferiti da Allah. Agli occhi del credente questo avvertimento genera un sentimento di certezza (Iqan). Questa nozione designa la fiducia assoluta e la ferma credenza nel wa’d ed il wa’id (promessa ed avvertimento) due altri principi coranici: tutto ciò che Allah aveva detto avrà luogo. “Allah non mancherà mai la Sua Parola “. Nessuno dubbio macchia questa certezza. L’Incontro (miqat) riunirà certo tutti gli uomini, i Primi e gli Ultimi, qualunque sia la loro età, religione ed appartenenza. Tutti riuniti, in condizione di uguaglianza, per ricevere l’ultimo Giudizio.
Il maqam nel quale si evidenzia questo avvertimento è lo zuhd (distacco). In effetti, a cosa attaccarsi, forse ai piaceri terreni, alle passioni effimere o alle illusioni passeggere quando, invece, saremo giudicati tutti da Allah, in un Giorno dove niente importa, nulla conta “salvo colui che viene a Dio con un cuore sano “. (Corano, I Poeti, v. 89.
6 – I versetti (57-73) sono imperniati sulle manifestazioni di un Nome divino che occupa un posto di riguardo nella scala degli attributi di Allah. Si tratta di Khaliqiyya, (Potere di Creazione ex nihilo) proprio ad Allah. Allah evoca parecchi fatti naturali che dimostrano l’immensità dell’universo, la precisione delle sue Leggi e la disposizione dei suoi fenomeni. Questi aspetti, mostrando la saggezza divina, esortano i credenti a meditare il Libro, perfettamente armonioso, dell’universo ed a riconoscere l’incapacità della comprensione umana a penetrare gli arcani. Il riconoscere questa incapacità conduce l’uomo alla sua reale condizione di servitù, ‘ubudiyya, condizione che lo incita a rivestirsi di sincera umiltà. I fenomeni naturali evocati sono: la terra coltivata, l’acqua ed il fuoco. Strana reminiscenza dei quattro elementi.
Questo passaggio corrisponde al maqam di tahayyur (stupore, perplessità). L’intelligenza umana è incoraggiata a meditare la grandezza della natura; ma gli astri, i cieli ed i loro innumerevoli segreti rimarranno per sempre inintelligibili. Il credente riconosce allora i suoi limiti e si dirige umilmente verso Allah per farsi istruire “Temete Dio ed Egli vi istruirà “.
7 – I versetti (75-82) ricordano la nobile quintessenza della Parola divina, rivelata sul cuore del Beneamato, salla Allah ‘alayhi wa sallam. Questa Parola preesistente, il Corano, è un Richiamo (tadhqira). Caratteristica degli uomini è l’oblio e la spensieratezza. Tutti gli aspetti cosmici traggono l’uomo verso il basso, gli velano lo sguardo e gl’impediscono di vedere, di comprendere e di immergersi nell’oceano delle luci. Quindi il Corano è rimedio che dissipa l’oblio e ravviva il Ricordo di Allah. Questo ricordo è da mantenere splendente, forte e vivace, di fronte ai veli che occultano la Conoscenza, la vera, e ne cancellano le tracce.
Questo passaggio corrisponde al maqam del tadhakkur, il Ricordo.
8 – I due versetti (74 e 96) esortano fortemente i credenti al tasbih ed alle altre formule d’invocazione. Il dhikr è una doppia azione: verbale e spirituale. Da una parte il credente si rappresenta la Trascendenza assoluta di Allah: nessuna creatura gli somiglia come Lui non somiglia ad alcuna delle Sue creature. “Non c’è niente che gli somigli; ed è Egli l’Audiente, il Veggente”. Questo istante di tasbih interiore è da vivere e da rivivere con il cuore, l’intelletto e l’anima; insieme e con uno stesso movimento coordinato. La finalità sta nell’osservare la Grandezza di Allah che nessuna parola e nessuna intelligenza, per quanto sottili, potrebbero mai descrivere o concepire.
D’altro canto il tasbih è un atto verbale. Invocare il Nome Supremo del Signore con la formula subhana rabbi al -‘azim è una pratica rituale di cui i dolci frutti sono la contemplazione della Maestà di Allah. Per giungere a questi frutti il credente deve recitare questa formula, tasbiha, che Allah aveva insegnato al suo Benamato, salla Allah ‘alayhi wa sallam. Il Profeta è difatti il primo ad avere ricevuto l’ordine divino di esaltare il suo Signore “Glorifica dunque il nome del tuo Signore, l’Immensamente Grande! “.
Lo stato che accompagna questa doppia azione è al-fana (estinzione), perché nessuno può lodare Allah ed esaltarlo a meno di scomparire. La nostra esistenza è solamente illusione; l’unico Esistente, in verità, è Allah.
9 -Il migliore modo di invocare Allah è certo la recitazione del Corano, la Sua Parola preesistente. I versetti (77-81) sono, a questo titolo, dedicati a declamare tutta la Nobiltà del santo Corano ed a magnificare la sua realtà: “E questo è certamente un Corano nobile (77); in un Libro ben custodito (78) che solo i purificati toccano (79)”. Ricordarsi della nobiltà della Parola divina aiuta a meditare meglio i suoi Segni e versetti. Il credente non perde mai di vista che il Corano è stato rivelato al cuore del Profeta, che esprime la Volontà di Allah e che è inimitabile.
Il maqam in che risiede il cuore per meditare questo significato è il hayba: (sentimento di profondo rispetto e di umiltà di fronte alla Maestà di Allah).
10 – I versetti (84-87) disegnano un’immagine preziosa: al momento della morte, nessuno è più vicino all’essere umano che Allah.” Noi siamo più vicino a lui che voi [che lo cingete] ma voi non [lo] vedete”. L’uomo non ha niente all’infuori di Allah.
Questa immagine invita al maqâm di at-tawakkul, confidare solamente in Allah.
11 – I versetti (88-95) ricordano le tre categorie di viaggiatori verso Allah per incitare i credenti a sperare di essere nel novero delle Persone Ravvicinate.
Nel 1951, sidi Mohammad al-Madani invia una missiva ai discepoli di Sfax che li incoraggia ad amarsi maggiormente in Allah. Nel 2012, sessant’ anni più tardi, ho tradotto questa lettera in francese. Appena il Muqaddam dell’Argentina, sidi al-Haj Hasan, l’ha tradotta in spagnolo ha apprezzato, non solo il contenuto sublime di questa lettera, ma anche la forza ed il calore della relazione epistolare che lo Shaykh Al-Madani intesseva coi suoi discepoli. Augurando ravvivare questa bella tradizione sidi al-Haj Hasan mi ha chiesto di scrivergli una lettera che descriva gli effetti spirituali del surat al-Waqi’a.
Non lodo mai abbastanza i miei fratelli per la fiducia che mi manifestano.
Ne sono assolutamente indegno.
Che Allah avvolga il nostro Amato della Sua misericordia, che elevi il suo rango e gli accordi l’onore di contemplare il Volto Divino, costantemente, senza interruzioni né limiti.
Che Egli benedica i suoi Compagni e la sua Famiglia. Amin.
Parigi, 6 luglio 2012.
N. al-Madani

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